Il tempo e le sue infinite forme
Secondi, minuti e ore che svaniscono in un batter di ciglia. Ed è proprio in queste circostanze che mi accorgo di quanto io sia una persona che subisce il tic tac dei giorni e lo scorrere incessante dei secondi e allo stesso modo non mi piace perderli, ma incastonarli in ricordi, momenti che rimangono nella mente e non solo sulle lancette dell’orologio.
-Eppure, di questa entità astratta e beffarda non possiamo farne a meno-.
A volte vorrei passasse in fretta – nei giorni in cui l’attesa è come un macigno nell’anima-, altre volte imploro inesorabilmente che il caro e vecchio tempo si fermi, a quei 5 minuti in più al mattino quando rimanere tra le lenzuola sembra la miglior soluzione a tutto, mentre la sveglia delle 7.00 rintocca puntuale nel silenzio della stanza. Alla sera, invece, vorrei rubargli un’ora, per le cose che ho tralasciato, per la pila di roba da studiare, per tutto ciò che non ho completato, ma lui è avaro e insolente e mi cotringere a chiudere gli occhi e a rimandare a domani.
Ci sono poi le volte in cui non è mai abbastanza, in quei momenti vorrei che un attimo potesse diventare eterno.
Cosi, caro tempo, se è vero che non posso fermarti e controllarti almeno voglio che tu sia a colori e inesorabilmente unico tutte le volte in cui ti leggo su un quadrante.
Deve rintoccare battiti e non lancette, fermare emozioni e non i secondi, e quando stai scivolando via alla velocità delle luce, io non scivolerò via con te, ma continuerò a vivere quell’istante minuto dopo minuto con la leggerezza di chi dimentica meta e si gode soltanto il viaggio.
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